Maggio è il mese in cui la primavera si è ormai avviata alla piena maturità. Le temperature cominciano a salire e nelle siepi,  il fiore di biancospino (così prezioso se colto un attimo prima che si apra completamente, per le sue proprietà cardiotoniche e rilassanti) ha lasciato il posto alle piccole bacche che sul finire dell’estate, per chi  avrà la pazienza di raccoglierle (tanta pazienza) potranno diventare uno sfizioso fine pasto, cotte nello sciroppo di zucchero; mentre la rosa canina si  colora con  festoni cangianti di fiori. Il fiore di lampascione,  di un meraviglioso viola elettrico, si apre e si spampana, segnalando che il suo piccolo, saporitissimo e amaro stico bulbo è pronto per essere “cavato” (da chi, oltre alla pazienza, avrà voglia di aggiungere la fatica). E fiorisce il sambuco, con il quale preparare il delizioso sciroppo che tanto conforto arreca nelle lunghe e spesso torride giornate che ci attendono nei prossimi mesi. Le ciliegie hanno ormai allegato e le varietà più precoci, le cosiddette majatiche, sono prossime alla raccolta, che purtroppo non si preannuncia abbondante.

Naturalmente sono in piena attività i cercatori di asparagi, profittando dell’allentamento delle limitazioni imposte dalla pandemia che qui, pur osservate dalla poopolazione rigidamente e con grande senso civico, assumono spesso contorni davvero surreali, data la possibilità di passeggiare ore senza incontrare anima viva.

Le volpi sono in piena attività; i loro cuccioli cominciano sempre pi§ ad avventurarsi all’esterno delle tane

Nell’orto si continuano a  raccogliere  le fave, spesso facendo i conti con i danni fatti dai cinghiali . Ma soprattutto si procede alle gravose operazione di piantumazione,  soprattutto di sua maestà il pomodoro, con il quale in agosto faremo la succosa Passata Cuntrabbandera. Questo, ovviamente, dopo aver steso i tubi ed in generale preparato l’impianto di irrigazione. Si preparano le ultime “toppe”, come noi chiamiamo le buche in cui mettiamo i semi di melone e non solo.

Sotto gli ulivi, in attesa paziente e colma di speranza dell’apertura delle mignole, ovvero della piena fioritura e confidando che il micidiale, fortissimo vento caldo del sud  degli ultimi giorni dia una tregua, si procede alla trinciatura del fondo e erboso e dei residui di potatura, suddivisi al termine di quest’ultima in rami di diametro ridotto, destinati appunto ad essere “restituiti” all’uliveto appunto tramite la trinciatura, e ramelle e “strepponi” più grossi, con cui dar da mangiare al camino durante l’inverno. In generale si continua a sfalciare l’erba che in ogni dove esplode nel suo massimo rigoglio.