“Votare col portafogli, citando Becchetti, forse non è una scelta così semplice di questi tempi. Eppure ogni volta che esprimiamo una preferenza in termini di consumi, lo facciamo anche nei confronti del contesto sociopolitico, perché condizioniamo i modi di produrre.

Le nostre scelte hanno delle ricadute in termini ambientali e sociali, ogni prodotto ha una sua impronta ecologica e una sua sostenibilità sociale. In questo delicato periodo, molti di noi si sono interrogati su queste istanze, facendo maturare qualche dubbio rispetto al nostro ordinario modo di vivere.

Il mondo agricolo è sempre stato teatro di ingiustizie su diversi fronti, oggi accade che l’aguzzino vesta maschera del benefattore con la retorica dei prezzi bassi; si millanta giustizia ma le disuguaglianze rimangono ed in maniera perversa queste logiche tendono a concentrare sempre di più la ricchezza del comparto agroalimentare nelle mani di quei pochi in grado di produrre a prezzi così bassi.

C’è chi sostiene che il basso costo e i grossi regimi produttivi servano a garantire a tutti l’accesso al cibo, basando le prospettive future sullo stile di vita occidentale e sui suoi modelli di consumo… come dargli torto!

Ma davvero abbiamo bisogno di tutto questo cibo a basso costo?

Bhè, senza alcuna pretesa di giungere a conclusioni, che potrebbero risultare alquanto superficiali, varrebbe la pena di tarare il nostro fabbisogno alimentare rispetto a due questioni, lo spreco alimentare e la percentuale del nostro reddito spesa per questo:

– Già prima di questa crisi, circa un terzo del cibo che veniva prodotto era destinato alla discarica (http://www.oneplanetfood.info/sprechi-alimentari/ ; https://www.europarl.europa.eu/…/spreco-alimentare-nell-ue-… );

– Le famiglie europee oggi spendono circa l’11% del proprio reddito in cibo, percentuale dimezzata rispetto al 1962, anno in cui è nata la PAC(Politica agricola comunitaria), ma nonostante ciò i consumi sono aumentati,
(http://publications.europa.eu/…/f08f5f20-ef62-11e6-8a…/DOC_1 )

Come è possibile?

La mia interpretazione, un po’ ironica e priva di pretese, di questi dati potrebbe essere la seguente:

“abbiamo bisogno di comprare ingenti quantità di cibo, ma dobbiamo spendere molto poco, mi raccomando, perché una grossa parte dobbiamo buttarla….”

Molti sono i controsensi legati al cibo e tristi vicende come questa descritta da Liberti rappresentano solo l’ultimo tassello di un sistema che si regge su innumerevoli ingiustizie.

Credo ci sia un solo modo per incidere efficacemente su tali distorsioni: ripensare le nostre azioni e le nostre abitudini…. forse potremmo ripartire proprio da ciò che ci nutre!

In questa situazione non ci sono veri e propri colpevoli; non lo sono coloro che si ritrovano a dover fare delle scelte condizionate dalla propria situazione economica, ne tanto meno quei produttori che di questo sistema sono la linfa vitale , ma forse è arrivato il momento di mettere in discussione quel modello di consumo basato su prezzi sempre più bassi e sprechi sempre più ingenti.
Le leggi entropiche del mondo presenteranno sempre il conto, nulla si crea e nulla si distrugge, tutto quello che non paghiamo in moneta sonante alla cassa probabilmente riemergerà in forma di erosione economica e sociale nonché di disastro ecologico e sanitario.
Forse all’alba di questa notte scura sarà il caso di lasciare che le nostre riflessioni trovino un sentiero valido per trasformarsi in azioni concrete.”
Andrea Nasillo